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In una stagione complicata, dove il rischio di cadere dal precipizio è stato più e più volte alto, va dato merito all’Inter e al suo allenatore Simone Inzaghi, di essersi ritratti dal vuoto appena in tempo e di averlo fatto con il lavoro e anche una dose di sana pazzia, che da quelle parti è tutto fuorché assente. Quello stesso lavoro ha plasmato, in due anni, uno dei migliori centrocampisti del nostro campionato, invidiato anche al di là dei confini italiani: Hakan Çalhanoğlu, diventato un leader tecnico dei nerazzurri e riscopertosi, lo scorso autunno, metodista ed equilibratore della squadra in assenza di Marcelo Brozovic.
Nel giorno del suo ventinovesimo compleanno, vale a dire l’8 febbraio, è forte la sensazione che sia stato centrocampista turco a fare il regalo al popolo nerazzurro e tal retorica certamente è meno forte di quanto non lo sia stato il suo impatto, al punto da meritarsi un rinnovo di contratto, le cui trattative sarebbero perfino in stato avanzato.
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Inter, l’approdo di Çalhanoğlu: l’eredità di Eriksen e quei colori rossoneri
Non è insolito assistere a calciatori che oltrepassano la barricata che divide due squadre di una stessa città, nella fattispecie, quella linea nera che divide il rosso dall’azzurro-blu di Milano. Quella cortina di colore nero che si accompagna ai colori caratteristici di Milan e Inter l’ha oltrepassata Hakan Çalhanoğlu ben due estati fa. Il calciatore turco, da Milanello, si è spostato, a parametro zero, alla Pinetina nel 2021, per raccogliere l’eredità di chi, per fortuna, ha evitato di superarne altre di barricate, quel Christian Eriksen che, neanche il tempo di fare la differenza con la maglia della Beneamata, che ha dovuto presto smettere di indossarla, non potendo praticare attività agonistica in Italia a causa del defibrillatore sottocutaneo.
La condizione di Hakan Çalhanoğlu all’Inter era, inizialmente, quella di un buon calciatore chiamato a sostituire un concentrato di grazia tecnica ed equilibrio tattico, emerso finalmente come top player anche in nerazzurro. L’epilogo di Christian Eriksen è il più bello del mondo, a pensarci bene, dal momento che è vivo, ma il suo addio forzato alla causa meneghina, se non altro, imponeva al suo sostituto di rasentarne, sin da subito, quell’eccellenza e di illuminare San Siro con il testimone del danese in mano. Un compito arduo, figurarsi per un ex rossonero.
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Inter, il primo Çalhanoğlu: il binomio con Inzaghi e una forte delusione
Il matrimonio inizia con una lenta e proficua conoscenza telefonica tra l’ex calciatore del Bayer Leverkusen con l’altro volto nuovo dell’Inter, vale a dire il tecnico Simone Inzaghi, spesso impegnato a discutere col suo nuovo centrocampista durante il suo soggiorno estivo sull’isola di Ponza. All’inizio della stagione 2021/2022, tuttavia, Hakan Çalhanoğlu impiega più tempo per carburare di quanto non faccia l’ex allenatore della Lazio ma alla fine è proprio una rivisitazione del suo modo di interpretare il ruolo di mezz’ala al fianco di Brozovic a “stappare” il calciatore e a consentire l’upgrade della stessa Inter, che tra novembre e dicembre si conferma capolista e persino in fuga.
Il girone di ritorno, invece che rafforzare le certezze di un intero gruppo squadra, le mina, dopo il famoso derby di Milano del 5 febbraio 2022, che insinua nell’Inter il tarlo della fallibilità che risulterà decisivo anche nelle prestazioni individuali. Sta di fatto che la seconda parte di stagione del turco ex Milan lo vede protagonista raramente ma, se non altro, nelle sfide decisive contro la Juventus, in campionato e in Coppa Italia quando la sua freddezza dal dischetto è decisiva per battere i rivali bianconeri. Nella finale dello stadio Olimpico di Roma, il rigore di Hakan Çalhanoğlu dà il La alla contro-rimonta nerazzurra del 4-2 sulla squadra di Max Allegri che vale il secondo e ultimo trofeo stagionale.

Inter, la svolta del metodista: il nuovo leader Çalhanoğlu conquista tutti
Il proposito iniziale per il nuovo anno di calcio era senza dubbio lo scudetto della seconda stella, perso lo scorso maggio proprio a vantaggio di quel Milan “orfano” di Çalhanoğlu. In questa stagione, tuttavia, si assiste ad un cambiamento tout court del ragazzo nato a Mannheim, in Germania, ma dal sangue turco e a favorirlo è stato proprio quel livore mostrato dai suoi ex compagni e dalla oramai non più sua tifoseria, nell’ambito di festeggiamenti che definire “di dubbio gusto” sarebbe quasi un eufemismo. La parola d’ordine per inquadrare il suo nuovo e personalissimo corso è “lavoro”. Dopo l’ennesima umiliazione subita dal Milan, ma stavolta in campo, nel 3-2 dello scorso settembre, a colpire i nerazzurri c’è anche l’infortunio di Marcelo Brozovic e a sfilare al centro del campo, Simone Inzaghi manda quella mezz’ala ferita che gli risolve non poche grane.
La prima è sicuramente quella della panchina, mai così a rischio come lo scorso autunno, la seconda, in realtà, non sarebbe neanche una grana. Chi, infatti, avrebbe puntato un solo euro sul passaggio del turno dell’Inter in Champions League? Forse solo Hakan che, nella notte di San Francesco del 4 ottobre, veste i panni del patrono nerazzurro e segna il gol decisivo nell’1-0 al Barcellona di Xavi e Lewandowski che spiana la strada degli ottavi di finale all’Inter di Simone Inzaghi, il cui merito è quello di non aver mai speculato su una vittoria anche fortunosa e di essere arrivato davanti ai blaugrana in un girone comandato dal Bayern Monaco. Da lì in poi Çalhanoğlu, più che patrono, è il custode delle chiavi del centrocampo nerazzurro, dimostrandosi anche qualcosa in più di un semplice sostituto del lungodegente Brozovic, con il quale, tuttavia, si prospetta una proficua convivenza in campo per il prosieguo stagionale.
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Inter, tra passato e futuro: Çalhanoğlu verso il rinnovo di contratto
E il Milan? In questi due anni il centrocampista turco si è spesso voltato verso la sua vecchia piazza, ma non con il volto di chi, pentito, chiedeva che gli venisse tesa una mano bensì con l’atteggiamento di chi guarda al passato, lo sfida e, talvolta, si prende anche qualche rivincita: due, per il momento. La prima avviene in Supercoppa, con il secco 3-0 di Riyad, chiosato da Hakan Çalhanoğlu senza mezzi termini a Mediaset: “Io preferisco stare zitto, era troppo pesante per me vedere cose che non mi aspettavo. Il karma torna, oggi avevamo fame. Devono rispettarci e rispettare il 3-0. Oggi li abbiamo mangiati, con questo 3-0 li abbiamo mandati a casa velocemente“. La seconda, senza troppe parole, ma con un dito al naso a mo’ di silenzio rivolto ai mugugni della Curva Sud, appena dopo aver tracciato l’arcobaleno da calcio d’angolo per il gol vincente di Lautaro Martinez.
E il futuro di Hakan Çalhanoğlu? Quello è ancora tutto da tracciare, così come tutti gli altri arcobaleni, per i portieri avversari o per i suoi compagni conta poco. L’augurio è che lo faccia ancora con questi colori e, a tal proposito, sarebbero ben avviate le trattative per il rinnovo del suo contratto con l’Inter, in scadenza il 30 giugno del 2024: un regalo che sarebbe più che meritato ma, in fondo, si andrebbe oltre la mera retorica se si dicesse che un vero e proprio dono lo è stato, e lo è, lui per il mondo nerazzurro.